La Sindrome di Alice nel Paese delle Meraviglie,
conosciuta anche come Sindrome di Todd o Dismetropsia, è una condizione neuropsicologica che colpisce principalmente i bambini, sebbene possano manifestarsi casi anche in adolescenti e adulti. Descritta per la prima volta da Caro Lippmann nel 1952, prende il nome dalle intense emicranie e allucinazioni visive ricorrenti che l’autore del celebre romanzo Lewis Carroll ha descritto nei suoi diari personali, suggerendo che queste esperienze patologiche abbiano influenzato la creazione del suo famoso racconto successivamente trasformato in un famoso cartone animato. Scopriamo insieme di cosa si tratta, quali sono i suoi effetti e come affrontarla.
Le cause della Sindrome di Alice nel Paese delle Meraviglie sono ancora sconosciute. Tuttavia, molti pazienti l’hanno spesso correlata a emicranie, traumi cranici o encefaliti virali causate da infezioni come il virus Epstein-Barr.
Gli studiosi ipotizzano che questa sindrome possa essere provocata da anomale attività elettriche, con un conseguente flusso sanguigno irregolare in parti del cervello coinvolte nell’elaborazione percettiva e strutturale delle informazioni visive.
Come riportato da un articolo dell’Istituto per lo Studio delle Psicoterapie, questa sindrome si manifesta soprattutto in bambini intorno ai otto anni, che presentano un disturbo neurologico caratterizzato da una percezione distorta delle dimensioni degli oggetti e delle parti del corpo.
I soggetti affetti da questa sindrome riportano difficoltà nella percezione degli oggetti, che appaiono più grandi o più piccoli del normale, e faticano a riconoscere i volti.
Una caratteristica peculiare si riscontra nei bambini tra i 2 e i 13 anni: i sintomi si manifestano improvvisamente, senza una causa evidente. Uno studio condotto da Grant Liu, pediatra presso il Children’s Hospital di Philadelphia, su 48 bambini affetti da questa sindrome ha evidenziato che le illusioni più comuni riguardano la percezione di oggetti più grandi (micropsia) o più distanti (teliopsia).
Da notare che nel 52% dei casi non è stata identificata una causa specifica per la sindrome e che nella maggior parte dei bambini i sintomi regrediscono spontaneamente una volta raggiunta l’adolescenza.
Attualmente la Sindrome di Alice nel Paese delle Meraviglie non è ufficialmente riconosciuta nei manuali nosografici. I sintomi di allucinazioni e distorsioni della realtà spesso portano a confondere questa sindrome con la psicosi.
Questo può causare forti dolori ai pazienti, che possono trovarsi in difficoltà nel chiedere aiuto o spiegare i loro disturbi, spaventati dall’idea di essere mal compresi o di ricevere trattamenti inadatti percepiti come “da pazzi”.
Visto che l’origine della sindrome è di natura neurologica, il trattamento è diverso da quello destinato alle psicosi.
Attualmente non esiste un trattamento specifico per la Sindrome di Alice nel Paese delle Meraviglie. I medici si concentrano sulla cura delle cause scatenanti della sindrome. In molte situazioni, si ricorre a un approccio integrato che prevede sia la psicoterapia che l’uso di farmaci antiepilettici e anticonvulsivanti.
È confortante sapere che gli studi condotti su questa sindrome nel tempo hanno contribuito a migliorare significativamente i sintomi, con una maggiore comprensione e accettazione da parte dei pazienti, che sembrano provare meno confusione, vergogna e paura.